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Terapia antibolliti

(04/11/2014) - Giorni fa, complice uno splendido sole novembrino, trotterellavo in auto verso la Romagna con la consorte. E ci venne casualmente un lungo elenco di personalità importanti, positive e intelligenti, anche innovatrici, ma che ora avremmo classificato incontrovertibilmente come "bolliti" senza rimedio. In quanto impegnati solo a ripetere se stessi, le solite idee (una volta originali). L'aggravante è la "trombonite acuta", il pontificare permanente e vacuo di un ego esibito ma cristallizzato. Detto questo ci siam però subito chiesti: non rischiamo di diventare anche noi "bolliti"? Qual è l'antidoto? Ci siam detti che non è solo restare curiosi, in apprendimento, ma è l'appassionarsi ai giovani, ad educare, ad aprire porte, a favorire nuove strade, a non tenerle chiuse per noi stessi (e, quando ci sono, per le nostre poltrone). In definitiva a lavorare perché venga su qualcuno potenzialmente migliore di noi. Vale per il lavoro come per la famiglia. La cosa comporta - come qualsiasi vicenda che implichi la libertà - dei rischi: che ci si circondi di giovani come cortigiani o cloni, ad esempio, o che questi giovani diventino presto già bolliti o tromboni, nonostante l'anagrafe. Comunque sia, è un rischio da correre. A noi è capitato di incontrare un educatore appassionato e straordinario, una vera grazia, che non voleva dei cloni né dei cortigiani, ma che voleva trovassimo, rischiando, la strada della vita, con la nostra cifra personale senza perderci (ma accettando anche questo rischio). Quell'uomo ci ha cambiato la vita e, au plaisir de Dieu, ci ha salvati.
gv

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